Tiziana Ficacci

LibereLaiche

Mese: marzo, 2014

Presi  (e impigliati) nella rete

Io non voglio che i social media crescano, voglio che tacciano. Sono solo 60 battute ma è tutto quello che ho da dire (Jonathan Franzen)

La democrazia digitale spezzerà le catene degli schiavi senza voce? O i vari referendum sulla scissione delle regioni italiane o le decisioni su  come votare e come espellere dei pentastellati sono fuochi di paglia?

La “twitter revolution” protagonista delle rivolte nordafricane, mostra questi numeri: in Egitto solo il 10% della popolazione usa facebook, in Siria il 6%, il 3,74% in Libia. Percentuali in discesa per l’account di twitter (arab social media report 2013, della Dubai School of Government). Pare che abbiamo sopravvalutato l’influenza (positiva?) di internet sul processo democratico (pur deplorando a più non posso le censure turche).

I tg italiani sono fatti a colpi di dichiarazioni che i diversi partitocrati postano su facebook o banalità che twittano (vederli nei talk con i loro ipad in eleganti custodie è ridicolo), ma a parte qualche raro esemplare il 22,5% dei politici non hanno mai postato sulla loro bacheca, al 28,7% nessuno si è mai sognato di scrivere e il 60% non ha mai risposto agli scriventi. Non sorprende  considerato che i parlamentari sono dotati di indirizzo email (la cosa più semplice e pratica che c’è per comunicare) che non utilizzano come sa bene ognuno di noi che ha provato a dargli qualche intelligente o stupido suggerimento. I mezzi che oggi abbiamo possono dare una bella spinta alla informazione e alla democrazia, ma solo se siamo disposti ad entrare in contatto con gli altri,  scambiandoci bisogni e desideri, mantenendo ben saldi i piedi in terra  senza far valere solo e sempre il nostro narcisismo.

I tanti piccoli siti e blog (ovviamente pure questo) sono spesso una fiera di vanità poco propositiva e piuttosto autoreferenziale. Si leggono scopiazzature ma i link scarseggiano. Spesso  per inseguire la mission del proprio sito si gonfiano delle notizie microbiche e irrilevanti, ignorando che internet ha un pericoloso effetto rimbombo. Finendo in questo modo per abbracciare quello che si crede di condannare: la parzialità della stampa di regime.

Il mondo è complicato e non aiutano a semplificarlo quelle persone che entrano a gamba tesa in qualsiasi confronto con posizioni nette, quelli che vedono bianco/nero, bene/male. Di più, senza  produrre concetti nuovi ma riproponendo pensieri regressivi. Spesso (a me) sembra che siti e blog, nati con l’intenzione di spalancare la nostra testa, siano il termometro dell’irrazionalità in cui si lascia avvolgere il senso comune delle persone più fragili.  Eppure potrebbero servire per poter esercitare il pensiero libero. tf

Social

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Erdogan blocca anche you tube. Ha paura di veder uscire il volto di Miss Turchia…

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Come l’acqua per i pesci

Pensate che per questo sobrio articolo sul Corriere della Sera Aldo Cazzullo mi ha detto che è stato sommerso da insulti da parte dei lettori

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C’erano le pietre di fondo oppure i cesti a cui fa riferimento Eschilo. Le prime indicazioni su come si poteva ancorare una barca risalgono all’antico Egitto. Per chi avesse la curiosità di immaginare una storia delle ancore, ovvero del modo di fermarsi per mare, se ne possono scorrere 444 all’indirizzo www.cherini.eu . Una bella metafora per chi naviga e non solo. Fermarsi dove si vuole (Nicola Saldutti)

http://www.italialaica.it/news/articoli/50547

Perché i media, ad esempio i talk show che ci accompagnano da mattina a notte, sono così disinteressati ad affrontare il tema della fine della vita? Potrebbero dare una spinta ai pigrissimi parlamentari a mettere per scritto un paio di punti che ci consentano di essere pronti e meno soli davanti a una puntata inevitabile della nostra vita. E’ troppo sperare che i politici non agitino cappi per difendere fanatismi religiosi peraltro non messi in discussione da nessuno?  Del resto, pare equo ricordarlo per il rispetto dovuto alla  minoranza religiosa dell’Italia secolarizzata, per la Genesi (che è il primo libro della Bibbia se ricordo bene libro caro anche ai cristiani e ai cattolici) come per la Costituzione delle Repubblica italiana  la libertà della persona è al primo posto. E’ esagerato chiedere ai privilegiati che siedono in Parlamento varino una norma rispettosa e non una legge oscurantista che loro mai rispetterebbero? E’ chiedere la luna pretendere che ricordino che non hanno una scala valoriale più alta dei cittadini comuni e non dimenticassero che la democrazia è importante?  E’ assurdo chiedere che per una volta uscissero dalla bolla in cui vivono per conoscere che nella vita reale i malati parlano con i loro amici e familiari e chiedono un consiglio al medico, che non gli parla dei dogmi della religione, ma spiega e aiuta ad ammorbidire i dolori della fine? E soprattutto, agli scalmanati che già si rimboccano le maniche, avessero memoria che non esiste un gruppo pro e uno contro l’eutanasia. Piuttosto c’è  chi vorrebbe una scelta e chi non vuole concederla. Chi oggi desidera di poter morire e chi no, oggi non sono sullo stesso piano tf    

https://liberelaiche.wordpress.com/2013/06/17/come-tonni/

La proposta di legge Lo scorso settembre è stata depositata in Parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare sulla fine vita con 67mila firme, che è in attesa di essere discussa dalla commissione competente della Camera dei deputati I punti della riforma Tra gli aspetti principali della proposta di legge, la previsione che un malato terminale sottoposto a sofferenze insopportabili possa avere accesso legalmente a un atto di interruzione delle cure sotto controllo medico, anche, eventualmente, attraverso un testamento biologico Il testamento biologico E’ la cosiddetta dichiarazione anticipata di volontà su un trattamento sanitario , cioè su che cosa si vuole che sia fatto su di sé in termini di trattamenti medici quando non si sarà più in grado di intendere o di volere. Nel progetto di legge per malato terminale si intende un malato la cui speranza di vita è inferiore a 18 mesi. In Europa: Rinuncia alle cure. Possibilità di interrompere le terapie necessarie alla sopravvivenza (Austria, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania,Gran Bretagna, Irlanda, Italia, Norvegia, Portogallo,Rep. Ceca, Spagna, Svezia, Ungheria) Eutanasia attiva. Somministrazione di farmaci che provocano la morte con l’intervento diretto del medico (Belgio, Lussemburgo,Olanda) L’Olanda è l’unico paese che consente l’eutanasia sui bambini sopra i 12 anni e con limiti stretti anche per i più piccoli. Suicidio assistito. Possibilità di uccidersi con farmaci forniti dal medico che però non agisce direttamente (Germania, Spagna, Svizzera)

 

La sacra famiglia

 

tiziana

tiziana

 

http://lezpop.it/

C’è qualcosa di profondamente perverso nel modo in cui vengono affrontate certe questioni in Italia.La mistificazione, l’uso strumentale delle parole, del pensiero e della storia. La vergogna per un paese che si vuole dire civile. Ecco quello che stanno facendo alcune persone che osano anche definirsi intellettuali. Parlo di Luigi Amicone, direttore di Tempi, il regista Pupi AvatiGiuliano FerraraLodovico Festa, cofondatore de Il Foglio, il professore Giorgio Israel e la giornalista Costanza Miriano. Tutte queste persone hanno redatto un manifesto contro i cosiddetti “nuovi diritti”, ovvero aborto, eutanasia, fecondazione assistita e – ovviamente – matrimoni egualitari. Per dare spessore alle loro argomentazioni, i suddetti signori tirano in ballo Hannah Arendt. Ecco cosa scrivono. Una volta, la filosofa europea Hannah Arendt, ebrea tedesca rifugiata negli Stati Uniti, all’indomani della più orribile delle tragedie della storia, la Shoah, diede parola al miracolo che salva il mondo e, insieme, all’ideale bambino per cui il mondo significa ancora qualcosa:

 «Il miracolo che salva il mondo, il dominio delle faccende umane, dalla sua normale, “naturale” rovina è in definitiva il fatto della natalità, in cui è ontologicamente radicata la facoltà dell’azione. È, in altre parole, la nascita di nuovi uomini e il nuovo inizio, l’azione di cui essi sono capaci in virtù dell’esser nati. Solo la piena esperienza di questa facoltà può conferire alle cose umane fede e speranza, le due essenziali caratteristiche dell’esperienza umana che l’antichità greca ignorò completamente. È questa fede e speranza nel mondo che trova forse la sua più gloriosa e stringata espressione nelle poche parole con cui il vangelo annunciò la “lieta novella” dell’avvento: “Un bambino è nato per noi”».

Il loro assunto di base è che in Europa l’introduzione dei nuovi diritti, come i matrimoni egualitari e la fecondazione assistita, siano una minaccia per i bambini – la buona novella che porta speranza. Nel tirare in ballo la Arendt, i suddetti intellettuali, dimenticano un particolare. Hannah Arendt, scrittrice e filosofa nata in Germania e naturalizzata americana nel 1951, dovette fuggire dal suo paese a causa delle sue origini ebraiche. Tutto il suo lavoro è incentrato sull’analisi del potere politico, sulla rielaborazione di quello che è stato l’Olocausto, e sulla critica feroce di ogni tipo di totalitarismo, riconoscendo – di contro – nel pluralismo politico e nell’uguaglianza tra le persone l’unica “cura” per evitare il ripetersi di quegli orrori. Data l’epoca, la Arendt non si è mai occupata di matrimoni omosessuali. Ma di matrimoni interraziali sì. Ecco cosa scriveva nel 1959 a proposito del divieto, negli Stati Uniti, di matrimonio tra persone bianche e persone di colore:

 The right to marry whoever one wishes is an elementary human right compared to which ‘the right to attend an integrated school, the right to sit where one pleases on a bus, the right to go into any hotel or recreation area or place of amusement, regardless of one’s skin or color or race’ are minor indeed. Even political rights, like the right to vote, and nearly all other rights enumerated in the Constitution, are secondary to the inalienable human rights to ‘life, liberty and the pursuit of happiness’ proclaimed in the Declaration of Independence; and to this category the right to home and marriage unquestionably belongs.

Il diritto di sposare chiunque si desidera è un diritto umano basilare, rispetto al quale persino il diritto di andare nella stessa scuola, il diritto sedersi dove si preferisce in un autobus, il diritto di andare in qualsiasi albergo o luogo di divertimento, a prescindere dal colore della pelle, sono minori. Persino i diritti politici, come quello di voto, e quasi tutti gli altri diritti enumerati dalla Costituzione, sono secondari rispetto ai diritti inalienabili di ‘vita, libertà e raggiungimento della felicità’ proclamati dalla Dichiarazione di Indipendenza; ed è a queste categorie che appartiene il diritto di sposarsi e fare una famiglia.

A queste parole non credo ci sia bisogno di aggiungere altro. Se non tanta, ma proprio tanta vergogna per l’uso strumentale che questi signori fanno dell’intelligenza di chi non c’è più per poter dire la sua.

http://www.ilfoglio.it/singole/453

http://cronachelaiche.globalist.it/Detail_News_Display?ID=97557&typeb=0

Marianna Madia il 27 marzo del 2008 al Foglio, su aborto, famiglia, eutanasia. Peggio di Barilla…